A cena

…. poi una sera ti fermi a guardare lo sguardo felice di tua figlia.

“Cosa sta osservando la bambina?” Potreste chiedervi.

Il fuoco di un bel camino? Un tramonto dai colori indescrivibili? Un tenero cucciolo di cane? Una delle sue migliori costruzioni Lego?

Un 10 in pagella? La sua medaglia dell’ultima gara di nuoto? Una sorpresa del suo amico del cuore? Il biglietto del cinema per vedere il suo film preferito? L’albero di Natale circondato di regali? Le valigie pronte per le vacanze?

 

No, niente di tutto ciò nonostante si stia parlando di una bambina.

Una sera, osservi lo sguardo felice di tua figlia di quasi 9 anni affetta da POIC, davanti ad un “semplice” …. hamburger!

Eh sì, un hamburger, fatto fare apposta con cura, con carni selezionatissime, di prima scelta, le più tenere. Un hamburger non grande, non grande come ce li presentano di solito in Tv, sul tablet, in pubblicità. Un hamburger per gustare un sapore nuovo, un sapore di cui le raccontano i suoi amici, quel sapore per cui vede sorridere tantissimi bambini.

Uno sguardo che dice tutto.

Tutta la famiglia (noi 4) ha nel proprio piatto la stessa pietanza. Anche questo rappresenta una novità! O comunque una situazione che in svariati anni è capitata pochissime volte.

Ma cosa spezza questo momento di serenità? Cosa spezza questo momento di “normalità” familiare?

Cosa secondo voi? Provate a immaginare…, ad immedesimarvi…

La risposta è: la maturità, la consapevolezza, il selfcare di una bambina che, per le sue esperienze, il suo vissuto, il suo problema, a fatica distoglie lo sguardo dall’hamburger, ma quando lo fa, dice:

“Mamma forse è meglio che io non lo mangi… potrei stare male”.

 

I bambini POIC imparano a convivere con le rinunce, lo fanno per salvaguardare la loro salute, il loro equilibrio, sanno cosa significa stare severamente male e, a quanto pare, non sembra valerne la pena per un semplice hamburger!!!

Si può aggiungere ben poco a questa esperienza. Esperienza che è emblematica del vissuto e del quotidiano vivere dei bambini POIC. Bambini che sanno andare “oltre” i limiti imposti loro dalla POIC.

 

E noi, genitori e sorella, cosa ne facciamo dei nostri hamburger? Rinunciamo tutti? Non la lasciamo sola in questa scelta? 

Potrebbe scappare anche un sorriso (lo capisco). Forse nei migliori film americani sarebbe accaduto questo. Oppure nella vita reale ciò può accadere quando le rinunce alimentari non sono quotidiane e soprattutto non sono estese alla maggior parte dei cibi. Ma quando si parla di POIC, in cui la maggior parte degli alimenti è “vietata”, purtroppo la scelta da fare è seguire i bambini nell‘accettazione. 

A fatica noi abbiamo deciso di mangiare il nostro hamburger. 

A fatica l’abbiamo seguita nel vederla prendere dalla dispensa il suo omogenizzato preferito. Ma superato il momento in cui ha esternato il timore che l’hamburger potesse farla stare male, abbiamo fatto sì che la sua decisione fosse simile alle nostre quando, in un dato momento per qualunque motivo, non ce la sentiamo di mangiare una pietanza piuttosto che un’altra. Anzi abbiamo elogiato la sua scelta sottolineando il nostro apprezzamento per la sua attenzione a ciò che mangia.

Adesso sono bambini e, per l’aspetto alimentare, si confrontano soprattutto con la famiglia, ma un giorno saranno adolescenti e poi adulti e non possiamo non aiutarli affinchè riescano, nonostante tutto, ad essere sicuri e sereni nelle loro scelte alimentari.

Se mia figlia oggi in famiglia non si sente compatita perché non può mangiare “l’hamburger”, in futuro non sentirà mai gli sguardi di pietismo quando con amici, colleghi, partner condividerà la convivialità della tavola in un modo “tutto suo”.